Descrizione
IL CARDINALE PIETRO PAOLO PARISIO
Gabriele Barrio nella sua celeberrima cinquecentesca opera "De antiquitate et situ Calabriae" edita per la prima volta l'anno 1571 scrivendo di Cosenza cita quali uomini eccelsi per santità, dottrina e dignità alcuni personaggi famosi:
Telesforo, presbitero ed eremita eccelso per santità; Luca, monaco e discepolo di Gioacchino da Fiore, che fu anche arcivescovo di Cosenza; Giano Parrasio, celebre umanista; Antonio Telesio, uomo molto erudito e professore famoso; Bernardino Telesio, filosofo celeberrimo; Coriolano Martirano, autore di numerose tragedie, vescovo di San marco Argentano; Antonio Pantusa vescovo di Lettere in Campania e teologo; Giovan Battista Amico, filosofo e astronomo, morto giovanissimo all'età di ventisette anni; Pietro Paolo Parisio, espertissimo nel diritto pontificio e imperiale e nominato sotto il papato di Paolo III Cardinale di Santa Balbina.
Tra questa non numerosa schiera di eletti brilla la figura di Pietro Paolo Parisio. Pietro Paolo Parisio è discendente della nobile famiglia dei Parisio che svolse un importante ruolo nella vita politico-amministrativa e culturale del Regno di Napoli.
I Parisio vengono in Italia Dalla Francia dove intorno all'an Al tempo del conte Ruggero il Normanno un discendente di Gualtiero venuto in Sicilia fu ivi fatto signore di Calatabiano con i suoi casali e feudatario della chiesa.
I figli di Bartolomeo Pagano, Gualtiero e Guglielmo in molti documenti notati col titolo di Conti servirono fedelmente il loro principe e ne furono ricompensati con terre e castelli nella Sicilia e con i feudi di Avellano e Laino nella Calabria . Ebbero anche per molto tempo il governo della città di Cosenza.
E anche padre Francesco Russo nella relazione tenuta a Figline Vegliaturo in occasione della commemorazione di Tommaso Aceti nel terzo centenario della nascita dice: “Figline Vegliaturo si gloria di aver dato i natali a Pietro Paolo Parisio, uno dei sommi giuristi del Cinquecento. Pietro Paolo Parisio viene detto ordinariamente di Cosenza alla quale diocesi apparteneva, ma l'Aceti ha dimostrato con sufficiente documentazione che era propriamente nativo di Figline che del resto potrebbe considerarsi come un borgo di Cosenza. A conferma di ciò si può aggiungere la documentazione del nostro“Regesto Vaticano” in cui ricorrono tanti membri della famiglia Parisio del quattro e cinquecento".
Pietro Paolo Parisio nacque il 1473 da Ruggero e da Covella di Francia entrambi appartenenti alla nobiltà cosentina. Scrive Tommaso Aceti :“A Filleno, nel 1473, nacque Pietro Paolo Parisio, lume del Diritto Pontificio e Imperiale. Unitosi in matrimonio a una nobilissima fanciulla, ebbe un figlio, ma, rimasto privo ben presto dell'uno e dell'altro, sì recò a Padova, quindi a Bologna, dove insegnò l'uno e l'altro diritto con incredibile plauso. E poichè la sua fama si diffondeva in lungo e in largo, chiamato a Roma da Paolo III Farnese, il 13 gennaio 1538 fu nominato Vescovo, creato Cardinale di S. Balbina nel 1540, Legato del S. Concilio Tridentino e difensore nel 1542. Ma, chiamato da Bologna l'anno seguente. è mandato come legato a latere presso l'imperatore Carlo V con Marello Cervino, cardinale di S. Croce. Portata a termine la legazione è messo a capo della Segnatura per i libri”.
Niente sappiamo dell'infanzia e dell'adolescenza del Parisio. Da giovane studiò diritto a Padova ed ebbe come professore Bartolomeo Socino, che seguì a Bologna allorché questi vi si trasferì l’anno 1498, per insegnare in quel famoso Studio. A Bologna l’anno successivo il Parisio si addottorò il 27 aprile all'età di ventisei anni.
Ritornò a Cosenza dove esercitò la professione e qui sposò Gismonda di Tarsia, figlia di Giacomo signore di Belmonte.
La famiglia Tarsia di antica nobiltà era ripartita nei due rami detti di Alto e di Basso. Gismonda apparteneva a quest'ultimo ramo il cui capostipite deve essere considerato Galasso o Nicolò .
Il matrimonio avvenne il 1509. Pietro Paolo Parisio dal matrimonio con Gismonda ebbe un figlio di nome Ruggero. Ben presto pero morì la moglie e il figlio. L'Aceti scrive: "Rimasto privo ben presto dell'uno e dell'altro si recò a Padova e quindi a Bologna". E Salvatore Spiriti: "Nella sua prima giovinezza si congiunse in matrimonio con Gismonda dello antico, e ragguardevole lignaggio di Tarsia, con la quale, non avendo generato altra prole, che un solo figliolo, cui pose nome Ruggiero, non guari da poi, così dell'uno, che dell'altro privo rimase. Pianse egli amaramente la perdita delle due cose a sè più care: ma poscia seguendo le segrete chiamate della Provvidenza, che ad altro stato lo avea destinato, abbandonò la Patria, ove la creduta disavventura gli era avvenuta, e se ne andò viaggiando per diversi luoghi d'Italia".
Prima di lasciare Cosenza egli restituì la dote della moglie benchè ne fosse stato istituito erede per testamento. Questo episodio contrasta fortemente con la sua reputata avidità (Francesco Luigi Berra nel "Novissimo Digesto" lo dice ricchissimo per aver messo a caro prezzo i molti consigli che dava). E’ negli anni tra il 1510 e il 1513 dunque che avviene la perdita della moglie e del figlioletto appena nato, e che di conseguenza si effettua la svolta nella sua vita con l’abbracciare lo stato ecclesiale. Il 19 marzo del 1513 appare come canonico cosentino in una bolla di pari data. Lo stesso giorno viene investito del canonicato della chiesa di S. Ciriaco di Roma.
Il 1514 fu nominato da Leone X correttore dell'Archivio della Curia. Questo collegio di notai della Curia romana era stato istituito da Sisto IV per porre fine agli abusi in materia notarile, ma era stato successivamente soppresso, venti mesi dopo, da Innocenzo VIII.
Fu Giulio II a sistemare definitivamente la faccenda con l'istituzione degli archivi della Curia romana e di un collegio di scrittori per amministrarli.
Il Collegio degli scrittori dell'archivio comprendeva centouno membri, novanta scrittori e dieci correttori. Spettava ai correttori ricevere il giuramento dei nuovi notai all' atto dell'immatricolazione.
Lo stesso anno 1514 il Parisio figura tra i venti professori di diritto civile dell'università di Roma con uno stipendio di ottanta fiorini d'oro di Camera. Era stato chiamato tra i docenti dello studio romano per la sua profonda erudizione e per la sua esperienza giuridica quando il Pontefice, ne volle rialzare le sorti, sia con opportune riforme interne, sia col dotarla di un ampio e scelto senato accademico che il 1514 era di ottantotto docenti
Durante questi sei anni d'insegnamento romano il Parisio aveva riscosso grande successo . Scrive lo Spiriti: "In breve si sparse del suo sapere chiarissima fama onde fecero a gara le più celebri università italiane ad averlo.
Pagano ebbe tre figli Gualtiero, Perrotto e Parisio . Quest'ultimo fu successore del padre nel governo della città.
Al tempo del re Manfredi il figlio di Parisio, Raimondo fu anch'esso governatore di Cosenza. A quest'epoca , secondo il Fiore la famiglia Parisio si stabilì a Cosenza. Del ramo cosentino della famiglia, scrive ancora il Fiore, il primo ad apparire fu, al tempo di Carlo I Simone che fu Gran Cancelliere del Regno e sotto il regno di Carlo II, Guglielmo che è più volte citato nei registri della cancelleria angioina come " proditor". Guglielmo fu uno dei tanti feudatari che si ribellarono al re al tempo della venuta in Italia di Corradino. E' in questo periodo che i Parisio per sfuggire alle ire del sovrano si rifugiarono in Sicilia a Messina Successivamente, al tempo di Federico III di Trinacria i Parisio ritornano in Calabria, forse per contrasti avuti col sovrano.
A Cosenza i Parisio si distinsero molto al tempo degli Aragonesi, ripartiti nei due rami detti del Cardinale e del Consigliere, cioè di Pietro Paolo Parisio e di Tommaso Parisio che fu appunto al tempo di Ferdinando I d'Aragona membro del Sacro Consiglio. Progenitore dei Parisio del Cardinale fu Filippo il quale ebbe due figli, Andrea che fu Segretario di Ferdinando I e Ruggero che fu ambasciatore più volte della città di Cosenza presso il re e sindaco della stessa. Da Ruggero nacque Pietro Paolo. Capostipite dei Parisio del Consigliere fu Tommaso. Il Sambiasi scrive che Filippo venuto in Cosenza "risplendè subito per i figliuoli suoi" perchè Andrea fu Segretario di Ferdinando (1454-1494) e Ruggero, l'altro figliuolo fu più volte sindaco e ambasciatore della città di Cosenza presso lo stesso re. Da Ruggero nacque Pietro Paolo Parisio.
Dell'altro ramo fu Tommaso, consigliere del re, padre di Giovan Paolo, che assunto il nome di Aulo Giano Parrasio diventò uno dei più celebri umanisti d'Italia.
Tutti gli autori locali sostengono che il capostipite dei Parisio di Ruggero fu Filippo. Ma da dove proviene Filippo?
C’è un anonimo manoscritto del Settecento intitolato "La vera origine delle famiglie nobili della città di Cosenza e di altre delli Nobili viventi o siano onorati cittadini cavata da Pietro Catroggio, Guido Cavalcanti, Sertorio Quattromani, Gian Antonio Belmonti ed altri scrittori a 5 luglio 1764” reperibile presso la bibliotaca civica di Cosenza nel quale esplicitamente è scritto che la Famiglia Parisio originaria di Figline si trasferì in Cosenza.
A pagina 22 alla voce Parise c'è scritto: "Il primo che della famiglia si fa a noi incontro è Filippo Regio Notaro del Casale di Figline che venne ad esercitare in Cosenza nell'anno 1444 da cui nacque Ruggiero uomo di molto talento e dottore dell'una e dell'altra legge il quale fu come tale aggregato nel nobile sedile, il quale generò Giovanni, Pietro Paolo e Francesco.
E anche padre Francesco Russo nella relazione tenuta a Figline Vegliaturo in occasione della commemorazione di Tommaso Aceti nel terzo centenario della nascita dice: “Figline Vegliaturo si gloria di aver dato i natali a Pietro Paolo Parisio, uno dei sommi giuristi del Cinquecento. Pietro Paolo Parisio viene detto ordinariamente di Cosenza alla quale diocesi apparteneva, ma l'Aceti ha dimostrato con sufficiente documentazione che era propriamente nativo di Figline che del resto potrebbe considerarsi come un borgo di Cosenza. A conferma di ciò si può aggiungere la documentazione del nostro“Regesto Vaticano” in cui ricorrono tanti membri della famiglia Parisio del quattro e cinquecento".
Pietro Paolo Parisio nacque il 1473 da Ruggero e da Covella di Francia entrambi appartenenti alla nobiltà cosentina. Scrive Tommaso Aceti :“A Filleno, nel 1473, nacque Pietro Paolo Parisio, lume del Diritto Pontificio e Imperiale. Unitosi in matrimonio a una nobilissima fanciulla, ebbe un figlio, ma, rimasto privo ben presto dell'uno e dell'altro, sì recò a Padova, quindi a Bologna, dove insegnò l'uno e l'altro diritto con incredibile plauso. E poichè la sua fama si diffondeva in lungo e in largo, chiamato a Roma da Paolo III Farnese, il 13 gennaio 1538 fu nominato Vescovo, creato Cardinale di S. Balbina nel 1540, Legato del S. Concilio Tridentino e difensore nel 1542. Ma, chiamato da Bologna l'anno seguente. è mandato come legato a latere presso l'imperatore Carlo V con Marello Cervino, cardinale di S. Croce. Portata a termine la legazione è messo a capo della Segnatura per i libri”.
Niente sappiamo dell'infanzia e dell'adolescenza del Parisio. Da giovane studiò diritto a Padova ed ebbe come professore Bartolomeo Socino, che seguì a Bologna allorché questi vi si trasferì l’anno 1498, per insegnare in quel famoso Studio. A Bologna l’anno successivo il Parisio si addottorò il 27 aprile all'età di ventisei anni.
Ritornò a Cosenza dove esercitò la professione e qui sposò Gismonda di Tarsia, figlia di Giacomo signore di Belmonte.
La famiglia Tarsia di antica nobiltà era ripartita nei due rami detti di Alto e di Basso. Gismonda apparteneva a quest'ultimo ramo il cui capostipite deve essere considerato Galasso o Nicolò .
Il matrimonio avvenne il 1509. Pietro Paolo Parisio dal matrimonio con Gismonda ebbe un figlio di nome Ruggero. Ben presto pero morì la moglie e il figlio. L'Aceti scrive: "Rimasto privo ben presto dell'uno e dell'altro si recò a Padova e quindi a Bologna". E Salvatore Spiriti: "Nella sua prima giovinezza si congiunse in matrimonio con Gismonda dello antico, e ragguardevole lignaggio di Tarsia, con la quale, non avendo generato altra prole, che un solo figliolo, cui pose nome Ruggiero, non guari da poi, così dell'uno, che dell'altro privo rimase. Pianse egli amaramente la perdita delle due cose a sè più care: ma poscia seguendo le segrete chiamate della Provvidenza, che ad altro stato lo avea destinato, abbandonò la Patria, ove la creduta disavventura gli era avvenuta, e se ne andò viaggiando per diversi luoghi d'Italia".
Prima di lasciare Cosenza egli restituì la dote della moglie benchè ne fosse stato istituito erede per testamento. Questo episodio contrasta fortemente con la sua reputata avidità (Francesco Luigi Berra nel "Novissimo Digesto" lo dice ricchissimo per aver messo a caro prezzo i molti consigli che dava). E’ negli anni tra il 1510 e il 1513 dunque che avviene la perdita della moglie e del figlioletto appena nato, e che di conseguenza si effettua la svolta nella sua vita con l’abbracciare lo stato ecclesiale. Il 19 marzo del 1513 appare come canonico cosentino in una bolla di pari data. Lo stesso giorno viene investito del canonicato della chiesa di S. Ciriaco di Roma.
Il 1514 fu nominato da Leone X correttore dell'Archivio della Curia. Questo collegio di notai della Curia romana era stato istituito da Sisto IV per porre fine agli abusi in materia notarile, ma era stato successivamente soppresso, venti mesi dopo, da Innocenzo VIII.
Fu Giulio II a sistemare definitivamente la faccenda con l'istituzione degli archivi della Curia romana e di un collegio di scrittori per amministrarli.
Il Collegio degli scrittori dell'archivio comprendeva centouno membri, novanta scrittori e dieci correttori. Spettava ai correttori ricevere il giuramento dei nuovi notai all' atto dell'immatricolazione.
Lo stesso anno 1514 il Parisio figura tra i venti professori di diritto civile dell'università di Roma con uno stipendio di ottanta fiorini d'oro di Camera. Era stato chiamato tra i docenti dello studio romano per la sua profonda erudizione e per la sua esperienza giuridica quando il Pontefice, ne volle rialzare le sorti, sia con opportune riforme interne, sia col dotarla di un ampio e scelto senato accademico che il 1514 era di ottantotto docenti. Durante questi sei anni d'insegnamento romano il Parisio aveva riscosso grande successo . Scrive lo Spiriti: "In breve si sparse del suo sapere chiarissima fama onde fecero a gara le più celebri università italiane ad averlo.
Alla fine del 1520 il Parisio lasciò l'Università di Roma, per andare a insegnare diritto canonico in quella di Padova.
Il 13 gennaio del 1521 tenne la sua prima lezione a Padova dove insegnò diritto canonico per due anni .
L'anno successivo, il 20 maggio le lezioni tenute durante questo suo primo anno d'insegnamento patavino furono pubblicate per i tipi di Battista de Tortis in Venezia. Dopo aver insegnato per due anni diritto canonico passò, il 21 ottobre del 1522 alla cattedra di diritto civile dove restò fino all'autunno del 1531 con grande soddisfazione degli scolari. Il 1531 il lungo sodalizio con la città che lo aveva visto studente e poi famoso professore si concluse e il giurista accettò l'invito dei riformatori dello Studio bolognese che lo vollero alla cattedra di diritto civile. Fu incaricato di trattare col Parisio il segretario del Reggimento bolognese Evangelista Matugliani il quale si recò appositamente a Venezia dove il giurista calabrese si trovava allora.
Il Matugliani ottenne facilmente l'assenso ad insegnare a Bologna del Nostro il quale era profondamente legato a questa città che lo aveva visto studente e nella quale si era addottorato. E infatti il Matugliani ai riformatori bolognesi dà la notizia dell'esito positivo del suo incarico e dopo aver fatto una sommaria descrizione del Parisio: " L'homo è di buona presentia et gravità. Porta berretta da prete è molto gratioso nel parlare et a quelli ho addimandato è di molto buon nome", scrive che il giurista ha accettato volentieri perché desiderava andare a Bologna più che altrove perchè lì aveva studiato sotto Bartolomeo Socino e lì si era addottorato. Il contratto, firmato sabato 28 ottobre 1531 reca la firma del Parisio e il suggello con lo stemma della famiglia Parisio. Lo stemma della famiglia dei Parisio di Ruggero é “una sbarra a traverso, sopra la quale sono due stelle, e sotto di essa un troncon verde, e una stella”.
A Bologna il Parisio riscosse un enorme successo. I suoi corsi erano frequentatissimi . Alla scadenza del quadriennio i Riformatori bolognesi avrebbero voluto rinnovare la condotta per altri quattro anni. Ciò non fu possibile, tuttavia il Parisio restò ancora per l'anno scolastico 1535/36 e poi ancora l'anno dopo fino al mese di maggio quando lasciò la citta felsinea tra il rimpianto generale.
E dunque nel maggio del 1537 il Parisio lascia l'amata Bologna che lo aveva visto studente prima, illustre professore poi, e, lasciato l'insegnamento senza poter nemmeno concludere l'anno scolastico, inizia nella curia romana un nuovo capitolo della sua vita che lo vedrà ricoprire importantissime cariche, fino alla porpora e alla presidenza del Concilio di Trento quale legato del papa a coronamento di una rapida, folgorante carriera.
il Parisio lascia Bologna il 20 del mese di maggio e ritorna a Roma dove assume l'incarico di Uditore Generale delle cause della curia della reverenda camera apostolica. La nomina avviene il 2 agosto 1537 con un motoproprio del Papa:
L’11 gennaio del 1538 il Parisio viene nominato vescovo di Nusco Lo stesso giorno gli viene consentito di mantenere l’incarico di Uditore Generale e di Correttore. E finalmente il 19 dicembre del 1539 l’ascesa al cardinalato. Con breve del 28 gennaio 1540 gli viene assegnato il titolo di S. Balbina . Il 21 luglio del 1542 è nominato Inquisitore . L’organismo di cui il Parisio viene chiamato a far parte insieme con altri cinque cardinali aveva “ il potere di agire contro gli apostati, gli eretici, i sospetti di eresia e i loro difensori, seguaci e fautori, qualunque fosse stata la dignità da esse rivestita”. Gli inquisitori avevano anche la facoltà di chiedere l’intervento del braccio secolare. Nel concistoro del 16 ottobre 1542 ottenne la nomina a legato a latere al concilio di Trento. Nel Regesto si legge. “ in Concistorio Petrus Paulus Parisius Cardinalis S. Balbinae, Iohannes Moronus et Reginaldus Pole Cardinales, deputantur legati a latere ad Concilium Tridentinum ».